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Gli impianti di energia rinnovabile aumentano come non mai in Italia, arrivando, al momento, a coprire il 43,8% della domanda di energia in Italia. Nonostante questo, gli analisti sono certi: anche se questo ritmo di crescita dovesse continuare, l'Italia non riuscirebbe comunque a raggiungere gli obiettivi di “de-carbonizzazione” fissati dall'Unione Europea per il 2030. 

Aumento si, ma non basta
L'aumento delle “rinnovabili” in Italia nel corso dell'ultimo anno è stato sostanzialmente trainato dall'installazione di molti piccoli impianti fotovoltaici per uso famigliare e non da impianti di grande dimensioni come bisognerebbe fare per essere in linea con le direttive europee. Terna, la società pubblica che gestisce la rete ad alta tensione nel nostro paese, riporta che la potenza installata generata dalle rinnovabili è di circa 6 Gigawatt, distante dai 9 Gigawatt l'anno che la rete dovrebbe essere in grado di erogare entro il 2030. 
L'obiettivo dell'Unione Europea è che i paesi membri riescano ad attingere il 70% del loro fabbisogno energetico dalle energie rinnovabili a partire dal 2023. Considerando questo obiettivo e l'attuale livello delle rinnovabili in Italia, l'eolico ad esempio dovrebbe crescere almeno del 17% ogni anno per i prossimi sei anni. Difficile, se non impossibile. 

Impianti troppo piccoli e progetti fermi
Come abbiamo riportato in apertura, il “boom” di nuove installazioni riguarda soprattutto piccoli impianti fotovoltaici creati per autoconsumo famigliare. Questi rappresentano il 90% dei nuovi impianti, quasi tutti sotto il Megawatt di potenza. Parliamo, dunque, di impianti ben lontani dalle centrali di grandi dimensioni che potrebbero davvero fare la differenza in termini di potenza a livello nazionale. L'eolico in Italia ha le ali tarpate: le creste appenniniche più ventose sono state sostanzialmente già occupate da pale eoliche (salvo quelle dove pendono vincoli ambientali) e ora si attende il loro progressivo aggiornamento tecnologico. In che modo? Con motori più efficienti e pale più grandi. Il grande assente, in Italia, è l'eolico off-shore, vale a dire in mare aperto, così come succede già in molti paesi in Europa e nel mondo. 

I siti più adatti per l'installazione di pale eoliche in termini di vento sarebbero Sardegna, Puglia e Sicilia. Gli impianti di queste tre regioni sarebbero in grado di fornire un'enorme quantità di energia elettrica. Come riporta Repubblica in un recente articoli, secondo il Marine Offshore Renewable Energy Lab «il potenziale italiano di eolico offshore galleggiante è pari a 207,3 Gigawatt, vale a dire oltre 3,4 volte le rinnovabili installate nel solo 2022». Sono centinaia i progetti ancora in corso di approvazione. Nel frattempo, però, la scadenza del 2030 si avvicina.

Politica pigra?
Sempre Repubblica riporta un'osservazione interessante: nel “Piano per il Clima” italiano l'obiettivo è di portare a 2 Gigawatt l'anno la nuova produzione elettrica da rinnovabili per i1 2030. Gli altri paesi, invece, cosa fanno? La Germania, per la stessa scadenza del 2030, punta a 30 Gigawatt, il Regno Unito a 50, la Cina addirittura 60. Le priorità in Italia, insomma, sembrerebbero altre. 

 

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