Più volte abbiamo storto il naso di fronte ad iniziative delle regioni per il (presunto) ripopolamento della montagna. Sempre più spesso, le amministrazione regionali promuovono stanziamenti di fondi a defiscalizzazioni considerate come risolutive e adatte ad un ampio ripopolamento delle aree montane. All'atto pratico, invece, molte di queste iniziative (seppur lodevoli come concetto) si traducono in un poco o niente di fatto all'atto pratico. Una delle manovre più chiacchierate dell'Italia Centrale è stata quella della Regione Toscana, chiamata “Custodi della Montagna”, recentemente ri-attivato. L'obiettivo del bando è, in primis, sostenere le nuove aziende del territorio con un contributo a fondo perduto pari ad un valore minimo di 10 mila e un massimo di 15 mila euro per ciascun beneficiario, erogato in quote annuali per cinque anni massimo».
Col nuovo bando l'amministrazione regionale toscana stanzierà un totale di 600mila euro, ovvero 200mila all'anno per tre anni, a disposizione di tutti i comuni e delle imprese delle aree interne che non hanno avuto modo stipulare patti di comunità con il primo bando. «La prima edizione del bando – sottolinea Leonardo Marras, assessore all'economia e al turismo della Regione Toscana – ha riscosso un buon successo, con oltre 400 domande presentate e 347 ammesse a contributo». Premesso che “a caval donato non si guarda in bocca”, questi 600mila euro sono effettivamente spesi bene? Secondo molti no.
Tempi stretti e fondi limitati
Esistono, infatti, numerosi gruppi (politici e non) che ritengono 600mila una cifra decisamente insufficiente per incentivare il ripopolamento delle aree interne di un'intera regione.
Inoltre, si pone l'accento sul difficile accesso a questi bandi, viste anche le tempistiche molto strette tra pubblicazione e fine del bando. La manifestazione di interesse, infatti, deve essere presentata utilizzando la modulistica scaricabile dal sito web del Comune entro le 13 del 28 agosto. Il bando, però, è stato pubblicato appena il 16 agosto. Infine, il bando in questione si rivolge alle sole aziende con la sede oltre i 500 metri sul livello del mare, tenendo fuori molte aree interne che avrebbero bisogno comunque di finanziamenti.
L'esempio della Svizzera Pesciatina
Facciamo un esempio pratico. La Svizzera Pesciatina è una vasta area collinare che si estende a nord di Pescia, in Toscana. Una zona ricca di borghi medievali molto pittoreschi ma, da ormai diversi anni, andati incontro ad un costante spopolamento. Un'area che, ad oggi, offrirebbe moltissime abitazioni a costo veramente basso ma che soffre la mancanza di luoghi di lavoro e dei pochi centri di aggregazione e servizi. A soffrire, in particolar modo, i borghi più lontani dalla città di Pescia, come Medicina e San Quirico, giusto per citarne un paio.
Il gruppo “Insieme si Può” originario proprio di quella zona di Pescia, al di là dei connotati politici che qui ora non ci interessano, rileva alcuni spunti di oggettivo interesse.
«Crediamo che i fondi destinati alla montagna siano esigui e non adatti a contrastarne lo spopolamento e a rivitalizzarne il tessuto economico e sociale. Un bando fatto ad agosto e con tempi di presentazione molto ristretti non consente ai destinatari (micro, piccole e medie imprese) di presentare un progetto in linea con le finalità indicate. In aggiunta, il fatto che i possibili partecipanti al bando debbano avere la sede fiscale situata a non meno di 500 metri sul livello del mare esclude in pratica le imprese situate in alcune località della montagna pesciatina. Ad esempio? Sorana, Aramo, Castelvecchio».
I risultati
Torneremo a controllare l'esito del bando in questa specifica area, ma non saremo sorpresi se poche aziende avessero fatto domanda. La sensazione è che i soldi (non molti) vengano iniettati sul territorio senza una reale visione d'insieme, quasi più per lavarsi la coscienza e dire «che volete da noi, i soldi li abbiamo stanziati» che ad attivare una vera e propria forma di rilancio delle aree interne. Un peccato, per l'area offrirebbe numerosi soluzioni abitative in zona collinare, immerse nella natura, a prezzi stracciati: case di 80/90 metri quadri già ristrutturate dai 40 ai 50mila euro, giusto per fare un esempio. Eppure, con questo bando difficilmente questa zona (al pari di tante altre) tornerà a ripopolarsi come merita.