Nell'era di Internet è molto difficile essere obiettivi, viste le tante fake news alimentate da commenti fuorvianti, postati più o meno in buona fede da una moltitudine di utenti del web. La questione del cambiamento climatico non è esente da questa dinamica: a ogni nevicata, i video della neve sono spesso bersagliati da commenti come "Ah, vedi che il cambiamento climatico non esiste" oppure "Meno male che non doveva più nevicare".
La realtà, però, è ben diversa dalle apparenze del web: non è una singola nevicata in un determinato luogo a segnare una tendenza climatica, bensì le serie di rilevazioni raccolte anno dopo anno. Queste stanno mostrando in Europa un inequivocabile e costante aumento delle temperature, sia in estate che in inverno. La stagione invernale 2024-2025, ormai giunta quasi al termine, ne è la conferma: la neve è caduta in quantità ridotta e solo ad alta quota. A certificarlo è il report trimestrale dello Snow Water Equivalent (SWE), che misura la quantità d'acqua contenuta nella neve.
Analizzando la situazione nelle Alpi al 15 febbraio, tutte le aree hanno registrato un deficit nevoso. Tra i 4.000 e i 3.000 metri, l’anomalia media della nevosità è del -32%, mentre tra i 3.000 e i 2.000 metri si attesta al -43%, arrivando addirittura a -71% tra i 2.000 e i 1.000 metri. Sugli Appennini, la situazione è leggermente diversa: sulle vette più alte, poco sotto i 3.000 metri, l’innevamento è stato superiore alla media del 32%. È il caso, ad esempio, del Corno Grande e del Monte Amaro, entrambi in Abruzzo. Più in basso, però, l’innevamento è stato un disastro: -78% tra i 3.000 e i 2.000 metri, addirittura -94% tra i 2.000 e i 1.000 metri. Le temperature più miti nel corso dell'inverno hanno infatti limitato la formazione della neve alle quote medio-basse, determinando una condizione in cui anche le precipitazioni abbondanti si sono trasformate in pioggia anziché in neve. Una tendenza confermata anche da un interessante studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, consultabile a questo link: https://www.nature.com/articles/s41586-023-06794-y
L'importanza della neve in montagna
La scarsità di neve in inverno diventerà un problema anche per chi vive in città nei mesi estivi. La neve rappresenta una risorsa essenziale per l’equilibrio ambientale e climatico. Il manto bianco in quota svolge un ruolo fondamentale nella regolazione delle riserve idriche, nella protezione dei ghiacciai e nella mitigazione degli effetti del riscaldamento globale.
Le precipitazioni nevose costituiscono una riserva d’acqua preziosa: il loro lento scioglimento alimenta progressivamente fiumi e laghi, garantendo l’approvvigionamento idrico anche nei mesi più caldi che, come abbiamo visto negli ultimi anni, stanno diventando sempre più estremi in Italia. Inoltre, la neve protegge i ghiacciai, impedendone il rapido scioglimento. Senza un adeguato innevamento, il ghiaccio esposto subisce un’accelerazione della fusione, aggravando ulteriormente la crisi climatica. Ecco perché le conseguenze di un calo delle nevicate invernali non si esauriscono con la fine dell'inverno.
Essere consapevoli di ciò che sta accadendo
Ignorare questa realtà significa mettere a rischio l’equilibrio idrico ed ecologico di intere regioni, con conseguenze dirette sulla vita quotidiana di milioni di persone. È quindi fondamentale basarsi su dati scientifici, evitando di cadere nella disinformazione e nella superficialità con cui spesso questi temi vengono affrontati online.
Il cambiamento climatico è un fenomeno complesso, che non può essere ridotto a singoli eventi atmosferici, ma deve essere affrontato con consapevolezza e azioni concrete per preservare il futuro del nostro pianeta.