- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
«La nostra è una comunità che si sente trascurata da tempo. Da qui l'ipotesi di potersi unire al comune di Alto Reno Terme, in provincia di Bologna, passando così anche dalla regione Toscana all'Emilia-Romagna».
L'annuncio arrivo dal sindaco di Sambuca Pistoiese Fabio Micheletti, che ipotizza così un referendum da proporre ai suoi 1490 abitanti circa: rimanere in regione Toscana come comune indipendente o unirsi al comune di Alto Reno Terme, in Emilia Romagna?
La richiesta, informalmente, è arrivata proprio dai cittadini che, de facto, già da decenni gravitano per lavoro e per studio più verso l'Emilia Romagna che verso la stessa Toscana. Da Sambuca Pistoiese la zona di Porretta Terme dista circa 15/20 minuti, Pistoia è lontana più del doppio.
Per fare chiarezza sulla situazione abbiamo chiesto lumi direttamente al sindaco di Sambuca Pistoiese, Fabio Micheletti.
Sindaco, da dove parte questa proposta?
«Guardate, parlare di proposta forse è improprio. Io direi che siamo ancora a livello di discussione. Questa parte da un'esigenza della maggioranza dei cittadini che vivono nelle aree più antropizzate del nostro comune che soffre da anni il confine regionale. I motivi sono molteplici».
Ce ne dica alcuni...
«Tanto per cominciare, durante il Covid, ci siamo visti negare la possibilità di accesso alle vicine aree confinanti dell'Emilia dove molti miei concittadini studiano e lavorano. Lì abbiamo vissuto sulla nostra pelle quanto fosse limitante un confine così posizionato. Però c'è ben altro: sempre durante il Covid abbiamo visto quando fosse importante la medicina territoriale. Ci è stato detto e ridetto dalle autorità competenti, eppure, nel 2023, qua da noi non abbiamo pediatra e non abbiamo medico di base. I motivi sono molteplici e non intendo tornarci sopra nuovamente, rimane però che la mia comunità si trova negata una serie di diritti costituzionalmente riconosciuti».
La sanità mancata, dunque, è il problema principale...
«É uno dei principali. Ci voglio mettere anche la difficoltà dei collegamenti e di cattiva gestione delle strade. La montagna pistoiese ha tre statali: quelle di San Marcello ed Abetone e la 'nostra', la Porrettana, che dovrebbe essere la più importante in quanto assorbe in caso di emergenza anche il traffico dell'A1 Firenze-Bologna. Ebbene, è quella messa peggio, basta farci un giro per rendersene conto. Dal 2019 abbiamo a che fare con sensi unici alternati, code e disagi che rendono molto difficile spostarsi in auto. La nostra comunità si sente doppiamente trascurata, perché le altre statali della montagna pistoiese non hanno queste problematiche».
Secondo lei in Emilia Romagna esiste una sensibilità diversa per le aree interne?
«Può essere, ma le motivazioni di questa discussione sul referendum si muovono su altri binari: ci sarebbe quello di far parte di un comunità più grande come quella di Alto Reno Terme, con tutti i lati positivi del caso, anche economici. Il nostro comune da sole, con le risorse messe a disposizione, fatica a far fronte alle spese correnti. Unendosi col Pistoia non sarebbe una strada praticabile: Pistoia diventerebbe un comune ancora più grande territorialmente di quanto già non lo sia e noi saremo molto lontani dal suo centro».
Sambuca Pistoiese in Emilia Romagna: il presidente di Regione Giani ha detto di no.
«Comprendo la posizione del presidente ma, con tutto il rispetto, non spetta ne a lui ne a me dire l'ultima parola su questa discussione. Esistono strumenti costituzionalmente riconosciuti come il referendum che vanno oltre il volere dei singoli, sindaco in primis. Posso rilevare che in consiglio comunale c'è già una grande maggioranza di consiglieri che non solo sarebbe d'accordo al referendum, a cui comunque spetterebbe l'ultima parola sulla decisione, ma anche sul passaggio diretto all'Emilia-Romagna. Noi stiamo discutendo su questa eventualità del referendum e stiamo portando avanti un dialogo tra le parti nella nostra comunità. Se le esigenze di cui abbiamo parlato fino adesso venissero confermate, allora procederemo con questo percorso verso il referendum».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Due chiacchiere con il sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa, primo cittadino di un paese che già da alcuni anni ha visto il “rientro” di molte persone che un tempo risiedevano in città, Firenze in primis, ormai stanche dei prezzi e del caos cittadino. Vicchio si trova 45 chilometri circa di Firenze e a meno di tre quarti d'ora di auto dal centro del capoluogo di regione. Il paese ha dalla sua un clima meno rovente della città d'estate, soprattutto nelle frazioni collinari a nord del centro paese, che conta oltre 7mila e 400 abitanti.
M.R. Sindaco, avete dati o percezione che le persone stiano tornando ad abitare le zone di collina del comune con l'acquisto di prime case? O le persone tendono ancora a preferire le aree più centrali del comune?
F.C.C. «Ci sono molte richieste, il problema in questo momento è l’offerta».
M.R. Per un comune come il vostro, le aree abitative in collina e alta collina sono più una risorsa o una difficoltà nella gestione del territorio?
F.C.C. «Premesso che crediamo che le persone che scelgono di vivere nel territorio del nostro Comune siano sempre una risorsa, dal momento che anche il nostro territorio soffre, su scala storica, di una diminuzione della popolazione e che riteniamo che i nostri concittadini siano più che liberi di scegliere in quale parte vivere del nostro territorio, che peraltro è in gran parte collinare e montano, non c’è dubbio che la loro presenza sulle nostre terre alte sia una grande opportunità. Noi crediamo infatti che l’Appennino e, in generale, le aree interne, costituiscano il futuro dell’Italia: i fenomeni globali del city quitting, dello smart working, e in generale, della ricerca di alternative alla vita urbana, a nostro avviso si indirizzeranno verso quei territori che hanno saputo conservare uno stile di vita antico, più umano e maggiormente capace di soddisfare i bisogni profondi delle persone, come i bisogni di comunità, autenticità, identità, semplicità e gioia quotidiana. Sulle nostre colline e sulle nostre montagne hanno infatti scelto di vivere persone che vengono dal nostro capoluogo, Firenze, e anche dall’estero, persone che hanno rivitalizzato questi luoghi con le loro attività, spesso artigianali e di pregio e ad alto contenuto culturale, e che a loro volta riescono ad attirare nuove persone dello stesso tipo. Noi crediamo che questo genere di persone costituiscano una importante avanguardia culturale, che qui da noi ha cominciato a insediarsi ormai da più di venti anni, e che queste persone siano il seme di un nuovo futuro, per noi ma anche per tutti».
M.R. Avete in programma alcune agevolazioni per i residente delle aree collinari e montane più lontane dai servizi?
F.C.C. «Al momento non abbiamo un vero e proprio pacchetto specifico di agevolazioni, al di là di quelle che esistono a livello statale. Pensiamo infatti che serva un vero e proprio grande programma nazionale ed un movimento culturale che miri a dare un nuovo futuro alle persone su tutto l’Appennino Italiano, un territorio che a nostro avviso andrebbe considerato come una macro-regione, capace di unire, con il suo stile di vita specifico che ha resistito alla cultura industriale e urbana, attraversandola verticalmente, tutta la Penisola, tutta l’Italia.
Ci piace molto la visione di Raffaele Nigro, quando afferma che, più che una tripartizione orizzontale dell’Italia in una Italia del Sud, del Centro e del Nord, esiste una un’altra tripartizione: c’è un’Italia Tirrenica, un’Italia Adriatica e un’Italia Appenninica. Questa visione ci ricorda anche quella del geografo Angelo Mariani che nel 1910 già scriveva di Appenninia come macroregione italiana caratterizzata da elementi di omogeneità.
Una continuità che riscontriamo nelle altre realtà appenniniche: abbiamo forti legami e iniziative culturali, ad esempio, in collaborazione con la Basilicata e questo perché riteniamo che il nostro stile di vita, la nostra comune matrice e cultura appenninica ci leghi in modo molto profondo.
Auspichiamo dunque un piano di intervento che probabilmente potrebbe addirittura avere scala europea, dato che crediamo che anche molte aree interne degli altri Paesi dell’Unione Europea presentino le stesse caratteristiche e opportunità dell’Appennino Italiano».
M.R. Vi sentite, come comune, una possibile alternativa come residenza nella città di Firenze, considerata da più parti ormai troppo complicata da vivere causa traffico, clima e costo della vita? In caso affermativo, come pensate di attrarre eventuali nuovi arrivi nel vostro territorio?
F.C.C. «Assolutamente sì, e infatti molte delle persone che hanno scelto di vivere qui a Vicchio provengono proprio da Firenze. Come dicevamo, crediamo che serva un grande progetto nazionale, meglio ancora se europeo, e un movimento culturale nuovo per invitare concretamente nuovi cittadini sull’Appennino. E ci piacerebbe contribuire, nel nostro piccolo, a fare nascere questo movimento e questo grande progetto».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Dopo due mandati, il sindaco di Marliana (provincia di Pistoia) Marco Traversari ha lasciato il passo a Federico Bruschi, eletto sindaco alle ultimi elezioni amministrative.
Abbiamo avuto modo di chiacchierare con il giovane neo-sindaco del comune collinare della provincia di Pistoia, andando a scoprire alcuni obiettivi della sua amministrazione appena instauratasi.
M.R. Da un punto di vista degli obiettivi, quali saranno le priorità per aumentare i servizi ai cittadini?
F.B. «C'è molto da fare. L'obiettivo è trovare il giusto equilibrio nel dare benefici ai cittadini storici del nostro territorio e nell'incentivare le nuove persone a trasferirsi nel nostro comune. Un elemento comune ad entrambi i casi è appunto aumentare i servizi. Nel nostro programma c'è un nuovo asilo nella zona di Momigno e Montagnana, così da permettere alle giovani famiglie con figli di non doversi allontanare da quell'area per esigenze educative. Insieme a quelli ci sono poi gli alti standard di decoro pubblico che vorremo rispettare sul nostro territorio e la copertura telefonica ed internet che non può più mancare in nessun territorio che si dichiara appetibile per attirare persone da fuori. Internet efficiente è fondamentale per lo smartworking, lo sappiamo bene».
M.R. Trasferirsi in un comune più piccolo significa avere un contatto più diretto con l'amministrazione in caso di problematiche?
F.B. «Il mio numero di cellulare è in bella mostra sul sito del comune: laddove è possibile, rispondo a tutti sempre. Di solito, in un comune come il nostro, ogni istanza viene visionata e risolta nel giro 1-2 settimane. É vero, i rapporti col sindaco e l'amministrazione sono più stretti, ma la burocrazia di Marliana è la stessa di Firenze o Pistoia, con l'ulteriore aggravante che non abbiamo il personale dei grandi capoluoghi di provincia. Non facciamo miracoli, ma i ritmi sono questi e io mi ritengo molto disponibile ad ascoltare tutti».
M.R. Avete assistito a qualche nuova famiglia che si è stabilita da voi?
F.B. «Si, una dinamica che ho visto prima da cittadino comune durante la pandemia e adesso da sindaco. Durante il periodo del lockdown molte persone hanno vissuto male le limitazioni in città. Prima pochi ci facevano caso, adesso tutti o quasi vogliono una casa col giardino, gli spazi aperti intorno, la campagna. C'è molto più apprezzamento per questi aspetti rispetto al passato. Le persone sono disposte anche a spostarsi di più per avere un ambiente rurale intorno alla propria casa».
M.R. Siete consapevoli di questa opportunità di ripopolamento del vostro territorio?
F.B. «Certo, insieme all'amministrazione stiamo facendo le nostre riflessioni, cercando di tradurrle in sostegni e incentivi per la popolazione. La nostra volontà è di andare ad aiutare e incentivare chi fa impresa. Nei territori come i nostri, i piccoli negozi, i bar, le botteghe di genere alimentari sono dei veri e propri presidi del territorio e diventano fondamentali per la società di quel posto. Frazioni come Casore, Avaglio, Serra, Montagnana Momigno hanno un gran bisogno di vita sociale. Nel momento in cui un bar o una bottega chiude, il tessuto sociale si disgrega e il paese diventa, nel migliori dei casi, un banale dormitorio. Questo è quello che vogliamo evitare e faremo in modo di mettere a bilancio aiuti per chi decide di aprire nuove attività al pubblico in queste zone».
M.R. Certo se la regione desse una mano...
F.B. «Noi intanto pensiamo al nostro ambito di competenza: le risorse, purtroppo, non sono e non saranno molto, ma il nostro indirizzo va verso il sostegno di chi decide di fare impresa da noi».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Un paese nuovo e al passo coi tempi, attenti a possibili dinamiche di ripopolamento e all'imprenditoria sul territorio. Questo il progetto da 1 milione e 600mila euro presentato dal comune Sambuca Pistoiese nell'ambito del Pnrr. A spiegarcelo è direttamente il sindaco del paese, Fabio Micheletti.
«Abbiamo avuto l'opportunità di partecipare a questo bando e l'abbiamo colta. In previsione ci sono interventi di restauro della rocca, interventi sulla casa canonica e sulle infrastrutture adiacenti, nonché un centro di formazione a beneficio di giovani e imprenditori residenti nel nostro territorio, che ha molte potenzialità ancora da esprimere».
Quest'ultimo è uno degli aspetti più interessanti e innovativi del progetto: la ristrutturazione dell'area dell'ostello nei pressi della canonica per adibirlo a una struttura per poter ospitare incontri, convegni, manifestazioni.
«Nel progetto – prosegue il sindaco – ci sono gli investimenti sulle infrastrutture del comune, in primis quelle dell'antico castello: abbiamo le mure di cinta in sofferenza e questa potrebbe essere l'occasione per sistemarla. Abbiamo in programma anche interventi di rigenerazione di servizi idrici e fognatura e, chiaramente, un intervento di restyling della canonica. Un ostello è già presente nella struttura, ma non è utilizzabile tutto l'anno a causa di un impianto di riscaldamento non idoneo e ad una serie di mancanze. La nostra idea è quella di organizzare qui un centro convegni utilizzabile tutto l'anno, dove poter fare non solo ricezione turistica ma soprattutto corsi di formazione per i giovani imprenditori del territorio. Facciamo questo perché qui l'iniziativa economica privata latita, ed è un peccato».
Il sindaco sottolinea come la “riscoperta della montagna” da un punto di vista turistico in atto negli ultimi anni potrebbe essere accompagnata da iniziative imprenditoriali più numerose delle attuali.
«Ma è chiaro – continua il sindaco –, il territorio offrirebbe tantissime opportunità economiche legate soprattutto al turismo. Opportunità che non vengono colte in toto, anzi. Basterebbe poco per portare a Sambuca Pistoiese gruppi di turisti dalle città vicine, ospitandoli a prezzi competitivi nelle strutture già presenti, ovviamente da risistemare. Escursioni, trekking, percorsi in bici: chi è del posto sarebbe in grado di conoscere tutti i percorsi e tutte le attività da poter svolgere a contatto con la natura, offrendo anche pernottamenti a costi contenuti. Sono e siamo convinti che con un minimo di organizzazione questo tipo di imprenditorialità potrebbe avere grande successo a Sambuca Pistoiese. Per questo vorremo dotare il comune di un posto dove fare formazione ai giovani, proprio per cogliere queste opportunità».
Per il finanziamento del progetto si attende l'esito del bando che arriverà direttamente dal governo centrale di Roma. Chissà cosa sarebbe accaduto con un'ipotetica fusione di tutti i comuni della montagna pistoiese.
«Non è un segreto che io sarei per il comune unico della montagna, quanto meno da un punto di vista amministrativo. Reputo che sia l'ora di un profondo riordino istituzionale del territorio, ma ammetto non sia questione semplice. Io, comunque, lo reputerei un bel passo in avanti per uscire da questa dinamica di “sopravvivenza” in cui è la montagna pistoiese da alcuni decenni, ma mettere d'accordo tutti non è affatto semplice. Forse i tempi ora non sono ancora maturi, spero però che ci arriveremo».
Intanto alla scuola media di Sambuca si è evitato, per i prossimi anni, il rischio di pluriclassi.
«Nelle scuole medie di proprietà della curia abbiamo avuto un boom di iscrizioni per il prossimo anno, attraendo bambini anche dai comuni limitrofi. Abbiamo indotto la proprietà a portare a termine i lavori di ristrutturazione, grazie anche ad un finanziamenti della fondazione Caript, e adesso posso dire che abbiamo scuole graziosissime. Non a caso, abbiamo avuto tante iscrizioni e non avremo rischi di pluriclassi. Per un comune come il nostro si tratta di un grande risultato».
- Dettagli
- Di Andrea Kozul Bini
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Sindaco Micheletti: «Calo demografico primo nemico, il Pnrr da solo non ci basterà»
Una lunga chiacchierata con il sindaco di Sambuca Pistoiese Fabio Micheletti, che ha toccato tutti gli elementi più significativi di questo nuovo anno appena cominciato, dai fondi europei del Pnrr, fino al calo demografico che sta patendo il territorio montano da alcuni anni a questa parte.
Buona lettura!
Sindaco, la situazione a livello globale è estremamente complicata, lo sappiamo. A cosa possiamo guardare in questo 2022 per avere una boccata di ottimismo? Forse ai fondi del Pnrr?
«In generale i fondi del Pnrr costituiscono un volano per lo sviluppo, e questo vale anche per Sambuca Pistoiese. La realtà, però, è molto più complessa e i fondi da soli del Pnrr non bastano a cambiare la nostra situazione, caratterizzata da un calo demografico molto negativo»
Quanto negativo?
«Molto, troppo. Sono sette/otto anni che il nostro territorio ha una natalità di circa 50 unità, ed una mortalità di 225 unità. Anno per anno il rapporto cambia di qualche decina, ma il trend è chiaro. Parlo di tutta l'Unione dei comuni montani. Non conosco i dati di altre zone della Toscana, ma credo che sia veramente alto. É preoccupante. Nel 1975 eravamo 25mila sparsi in montagna pistoiese, adesso siamo 11mila circa. Mi riallaccio alla prima domanda: ok il Pnrr e i suoi fondi, ma con i soldi europei da soli non si ferma questo calo demografico. Serve altro!».
Quale dinamiche occorrono per contrastare il calo demografico?
«Non c'è solo il calo demografico ma anche altri fattori: negli ultimi anni abbiamo cercato di mantenere vivo lo sviluppo del territorio, valorizzare il bosco, aumentare le potenzialità produttive e turistiche, sia per l'inverno che per l'estate. Ma la vera emergenza è il calo demografico, che viene accompagnato da una progressiva perdita di servizi: diminuiscono le classi nelle scuole, si avviano le 'pluriclassi', saltano i supermercati, saltano i negozi, saltano le filiali delle banche. É successo a Sambuca, Gavinana, Maresca giusto per citarne alcune. Il territorio si è impoverito, purtroppo. É una catena negativa che, infine, si ripercuote sulla qualità della vita. I nostri figli, una volta che si sono formati, molto raramente decidono di rimanere sulla montagna pistoiese, ma si spostano dove hanno più possibilità di crescita, di carriera, di qualità della vita. Ed è un enorme peccato, perché potenzialmente la qualità della vita in montagna può essere molto più alta della città.
Va bene sindaco, ma secondo lei siamo in tempo per invertire la tendenza o dobbiamo ormai rassegnarci ad avere zone disabitate?
«Una popolazione non sparisce dall'oggi al domani, ci vorrà tempo nel bene o nel male. Sicuramente però occorre invertire la tendenza e, come detto all'inizio, il Pnrr e i fondi europei da soli non bastano. Io qualche idea, ce l'avrei».
Ci dica..
«Uno su tutti, seguire quanto ha fatto l'Emilia Romagna, che con un bando ad hoc ha incentivato i giovani con soldi a fondo perduto per comprare la prima casa nelle aree rurali. Un bando che ha avuto un gran successo e che sarebbe opportuno replicare in Toscana anche. E poi c'è la questione dell'acqua: è bene sapere che noi garantiamo la conservazione di ecosistemi importanti sui nostri territori, tra cui anche quelli che permettono all'acqua di scorrere e arrivare pura anche in città. Mi chiedo perché non si sia mai fatta una legge regionale o statale per devolvere una minima parte degli introiti dell'acqua ai comuni montani da cui arriva, un piccola imposta da devolvere ai comuni per la parte corrente del bilancio, in modo da investire in assunzioni e personale. Il mio, come molti altri, è un comune che da anni lotta con la mancanza cronica di dipendenti. Nei tempi d'ora Sambuca aveva 25 dipendenti, ora sono otto. Ma io come faccio a gestire i servizi, le strade, i cantieri, la progettualità con solo otto persone per un territorio così vasto? Purtroppo questa richiesta, che non trovo folle ne esosa, non è stata fino adesso presa in considerazione da chi di dovere. Così, però, il territorio mure».
Il Pnrr è dunque più facciata che contenuto?
«No, affatto, non direi proprio. I fondi europei sono concreti e sono estremamente importanti per lo sviluppo. Ma questo vale in generale. Nella montagna pistoiese, specialmente per i comuni più piccoli, vale molto un po' di meno perché entrano in gioco le altre dinamiche che ho spiegato prima. Oltretutto i fondi del Pnrr si basano su un concetto particolare: quello della 'progettualità'. Più progetti presenti e più hai possibilità di accedere ai bandi e vincerli, così da poter avere i fondi. Se però io ho poco, pochissimo personale... come faccio a fare e presentare progetti per tutti i bandi che usciranno? Non posso. Alcuni magari sarò in grado di intercettali, molti altri non avremo modo di partecipare».
Questa dinamica letta così sembra penalizzare molto i comuni più piccoli...
«Ed è secondo me assolutamente così. Se si vuole aiutare la montagna serve altro, servirebbe ad esempio concedere i fondi sulla base dei dati oggettivi di sviluppo, non solo sulla progettualità. Altrimenti si aumenta solo il divario tra i comuni più grossi, che hanno tanto personale e avranno modo di accedere a più bandi, e quelli più piccoli che hanno poco personale e non potranno realizzare tanti progetti».
E unire le forze tra i comuni montani per poter realizzare alcuni progetti insieme?
«Mah, per ora questa ipotesi è rimasta tale. Sarebbe, invece, opportuno tornare a rafforzare l'Unione dei comuni montani, allargandola finalmente a Marliana ma anche alle aree montane di Montale, Pistoia, Pescia, così com'era nella vecchia Comunità Montana. In questo modo si aiuterebbe la montagna, con un'unione allargata a più territorio e alla sinergia nell'offrire servizi e funzioni al cittadino che per il momento rimangono quasi sempre un problema dei singoli comuni. Speriamo che nel 2022 si vada avanti questa direzione, o si farà davvero dura».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Una nuova intervista di Metropoli Rurali: il sindaco Tomasi fa il punto degli interventi fatti nel 2021 nelle aree collinari e di montagna del suo comune, oltre a buttare le basi per gli interventi operativi nel 2022, che si preannuncia complesso e ricco di sfide.
Sindaco, il comune di Pistoia quest'anno ha portato avanti diversi miglioramenti nelle frazioni di collina e montagna. Ci sono altri progetti e prospettive per queste aree nel 2022?
«Quest'anno abbiamo lavorato molto sulla rete del metano e continueremo a farlo anche nel 2022. Abbiamo in programma di estendere le reti del metano anche a Cireglio, Castello di Cireglio, Le Piastre, iniziando dalla dorsale lungo i paesi. Nella Valle delle Bure, invece, la dorsale è fatta e mancano solo alcuni tratti per allacciare i singoli paesi. La maggior parte dei lavori non sarà 'spot' ma sarà in continuità con quanto fatto nel 2021, come ad esempio quelli fatti ai parchi giochi di Cireglio, alle fognature nell'area di Orsigna giusto per citarne alcuni. E poi continueremo ad aumentare i progetti educativi. Ad esempio, abbiamo aperto il primo nido 0-3 a Le Piastre. Pensavamo che potesse avere basse adesioni ed invece si è riempito di bambini. Anche questo è un bel segnale».
Ci sono attività anche legate al rilancio culturale?
«Si. Abbiamo un grosso progetto riguardo al parco letterario del Castello di Cireglio e al Borgo Museo di Castagno. Poi vorremo continuare con le tante attività connesse alla ferrovia Porrettana, con i vari Porrettana Express che hanno portato sul territorio tantissime presenze con decine di treni sold-out nel corso dell'estate. Infine, sempre per rimanere in ambito ferroviario, stiamo lavorando insieme ad Unione dei Comuni e Fondazione Cassa di Risparmio per recuperare le vecchia stazione FAP di Pracchia».
Quali possono essere gli strumenti per l'amministrazione comunale non solo di evitare lo spopolamento per le aree di alta collina o montagna, ma anche per favorire nuovi residenti fissi?
«Noi ci abbiamo provato con alcuni sgravi fiscali e incentivi. Ad esempio, i residenti nelle frazioni oltre i 600 metri di quota con figli hanno diritto ad un bonus di 1000 per i primi tre anni. E poi abbiamo ci sono gli sgravi sulla Tari, del 40% per i privati e del 20% per le aziende. Inoltre, abbiamo anche un importante riduzione degli oneri di urbanizzazione, che sono di base tagliati del 70% e possono arrivare al 100% in cambio di opere di manutenzione e migliorie delle aree pubbliche circostanti».
Tutto questo basterà per evitare lo spopolamento?
«Questo è quanto il nostro comunale può fare, ma non è poco. Chiaro che una grossa partita si gioca anche sul mantenimento dei servizi sul territorio, che tradotto vuol dire lottare con banche, poste e altre aziende per far mantenere i servizi attivi sulle aree montane: lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, perché senza servizi la montagna perde attrattività.
I fondi europei del PNRRpotranno "aiutare" le aree rurali montane e collinari per progetti fino adesso rimasti fermi a causa della crisi economica prima e del Covid dopo?
«Stanno uscendo un bando dopo l'altro. Ce n'è uno uscito pochi giorni fa sul recupero dei borghi appenninici, ma temo rimarremo fuori visto che è riservato ai paesi con meno di 5mila abitanti. Noi però li esaminiamo uno per uno insieme al nostro ufficio tecnico».
Le aree di montagna di Pistoia non rischiano di rimanere svantaggiati, visto che fanno parte di un grosso comune prevalentemente cittadino e di pianura?
«É una dinamica che sulla carta potrebbe svantaggiare alcune frazioni montane, ma in realtà non è così: grazie alle nostre risorse e alla vastità di bandi in cui potremo rientrare, possiamo comunque utilizzare parte dei fondi che intercettiamo per le aree comunali cittadine, in modo da non escludere quelle aree che altrimenti potrebbero rimanere fuori dai bandi».
In generale, come vede l'attuale situazione globale?
«Ricca di incertezze, soprattutto nel quotidiano, basta pensare agli eventi di capodanno che avevamo studiato e che abbiamo dovuto annullare. Sale molto la stanchezza, sale la paura dei nostri concittadini ma è anche normale. In effetti, chi abita in collina e montagna è stato e rimane avvantaggiato nel gestire una pandemia, con tutto lo spazio e l'assenza di grandi folle che hanno a disposizione. Purtroppo c'è voluta la pandemia per far riscoprire quelle zone anche per viverci, visto che in tanti in questi due anni le hanno fortemente rivalutate».
A cosa possiamo aggrapparci per guardare al 2022 senza paura?
«Al fatto che le pandemie iniziano ma hanno anche una fine, il 2022 va affrontato senza paura e consapevoli delle grandi opportunità che possono palesarsi, anche improvvise. Dalle grandi crisi escono sempre grandi opportunità e talvolta miglioramenti. Inoltre, abbiamo la consapevolezza di avere un territorio forte e bello, con tante potenzialità e grandi capacità attrattive. Parlo di Pistoia ma parlo sopratutto della montagna, anche in chiave di turismo lento e riscoperta del territorio. La partita non è facile, ma abbiamo in mano carte molto buone. Di questo dobbiamo essere consapevoli».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Il sindaco di Alto Reno Terme Giuseppe Nanni esprime il suo punto di vista insieme a Metropoli Rurali sulla chiusura del 2021 e sul 2022 che verrà.
Sindaco, quest'anno più degli altri anni riesce difficile immaginarsi il 2022...
«Fare previsioni temo sia davvero difficile come non mai. La speranza c'è, ma l'andamento del virus delle ultime settimane ha rallentato quel po' di ripresa che avevamo avuto. Noto peraltro una certa demoralizzazione diffusa e, non lo nego, la capisco anche».
A cosa possiamo aggrapparci di positivo per il 2022?
«Sul nostro territorio è in corso un bel piano di rilancio delle terme di cui siamo piuttosto orgogliosi ma è chiaro che il turismo e il settore sono in pausa visto l'andamento della pandemia. Vedremo il prossimo anno. La positività ci deriva dal fatto che dal momento in cui cambierà trend e la pandemia tornerà a mollare il colpo, siamo nelle condizioni di avere un ottimo 2022, per non dire esaltante. Abbiamo tante iniziative in serbo sia a livello comunale che a livello privato con le aziende del territorio pronte a riprendere a pieno regime.
Il Pnrr può essere abbastanza per rilanciare il territorio?
«I bandi europei non è detto bastino da soli, di sicuro sono una grande opportunità che comune non lasceremo intentata. Anzi. Stiamo lavorando già su molti bandi, su altri stiamo valutando i criteri per capire il nostro territorio può rientrarci o meno. Sono bandi molto settoriali, com'è giusto che sia, ma la nostra attenzione come amministrazione è massima sotto questo aspetto».
Il vostro comune è in grado di eseguire le progettazioni per partecipare ai bandi? Parlo, soprattutto, delle difficoltà che hanno i comuni più piccoli a causa del ridotto numero di tecnici...
«Stiamo riuscendo a tenere il ritmo sia contando sulle nostre risorse che su quelle, quando è necessario esterne. Escono bandi ogni giorno o quasi, quindi il lavoro è tanto ma per ora li stiamo valutando tutti, uno per uno. Ne abbiamo già presentati alcuni su rigenerazione urbana e su scuola, ma sono solo i primi di una partita che durerà tutto il prossimo anno. D'altronde anche un solo bando di questi sposta milioni di euro. Occorre non lasciarsi sfuggire neppure una possibilità».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
Una fase storica complessa, in cui l'incertezza regna sovrana a livello globale e, giocoforza, anche in ambito locale. Non ci gira intorno Luca Marmo, sindaco di San Marcello Piteglio, nell'intervista rilasciata a Metropoli Rurali sulle prospettive di questo 2022 in arrivo.
Sindaco, l'incertezza dovuta al Covid regna sovrana nuovamente, dopo che avevamo pensato fosse ormai tutto allo spalle.
«Purtroppo ho la sinistra impressione che la pandemia andrà avanti ancora un po'. Ne usciremo, perché la storia ci insegna che ogni pandemia ha avuto un inizio e una finita, ma i tempi non sono maturi per dire addio a questa. Impossibile parlare del nostro territorio comunale senza valutare la situazione a livello globale, perché è tutto interconnesso oramai. Per questo osservo che il mondo scientifico ha dato prova di grande affidabilità, mettendosi subito a lavoro su un vaccino che funziona e limita i danni, i dati scientifici parlano chiaro. I contagi rimangono alti, ma le terapie intensive sono molto più vuote rispetto all'anno scorso. Il vaccino è di gran lunga la difesa migliore che abbiamo, lo si è detto fino allo sfinimento ma repetita iuvant, se non siamo nella situazione dello scorso anno lo dobbiamo solo a loro, alle mascherine e agli studi scientifici che hanno studiato e capito come minimizzare il Covid».
In questo quadro di enorme incertezza, a cosa ci si aggrappa per guardare avanti sul nostro territorio? Forse il PNRR?
«Incerto o no, un futuro ci sarà, è inevitabile. Noi stiamo combattendo questa lotta sul territorio, ma si prospettano alcune opportunità. Parliamo, come dice lei, del Pnrr, parliamo del settennato pianificazione europea 2021-2027, e alle progettualità connesse che disegneranno la montagna del futuro».
Però per accedere a fondi dei bandi europei occorre progettazione. I comuni più piccoli come quelli collinari e montani rischiano di rimanere fuori da queste dinamiche?
«Proprio per questo agiremo a Pistoia non solo a livello dei singoli comuni ma anche a livello provinciale. Subito dopo le feste abbiamo l'obiettivo di tenere coordinamento complessivo di tutti gli attori provinciali, vale a dire tutti i comuni della provincia e tutte le associazioni di categoria. In questo modo, nel giro di due o tre mesi, vorremo avere una road map ed un piano di investimenti chiaro per ogni ambito in cui il nostro territorio potrebbe beneficiare dei bandi del Pnrr. Una unione di forze a beneficio appunto dei comuni più piccoli che potrebbe avere più difficoltà altrimenti nell'accedere ai bandi tramite i propri progetti».
Nella Toscana dei campanili pensa sia possibile unire le forze?
«Penso sia necessario, piaccia o non piaccia. Non nascondo coordinarci tra realtà diverse sarà una sfida per nulla banale, ma in caso di successo ne trarrebbero benefici tutti in termini di progetti e accesso ai bandi. Salvarsi da soli, nel senso dei singoli comuni, in questa fase di profonda crisi è illusorio, non si può fare. É bene averlo chiaro in testa».
Il 2022, insomma, non parte sotto i migliori auspici...
«La situazione globale è sotto gli occhi di tutti, la partita non si gioca a San Marcello Piteglio ma a livello globale. Gli operatori sul territorio, i sindaci in primis, avranno di sicuro delle opportunità per i loro territori e ci sarà tanto lavoro da fare. Occorre però fare uno sforzo, e lo dobbiamo fare tutti: andare oltre il quotidiano, andare oltre i piccoli problemi da risolvere ora e subito. Ok, ci sono anche quelli da risolvere, ma la vera partita del 2022 sarà indirizzato verso un grosso cambiamento di mentalità, verso a sfide più grandi, a lungo termine, non solo quelle quotidiane che ogni comune affronta ogni giorno. Queste sono le prospettive del 2022».
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
«Ad oggi l'accesso alla sanità sulla nostra montagna è difficile, inutile girarci intorno. Occorre appellarsi al senso di responsabilità dei professionisti fin da subito, nella speranza che le risorse del Pnrr vadano a correggere la mancanza cronica di medici e infermieri che si registra in tutte le aree, non solo qui da noi».
Così il sindaco di San Marcello Piteglio Luca Marmo commenta la notizia delle quasi 1400 persone senza medico di base residenti nel suo comune e nelle frazioni montane di Pistoia. Una dinamica fatta scattare dalle dimissione del dottor Iadevaia, che ha reso noto che dal 3 novembre non sarà più in grado di fornire assistenza ai suoi pazienti dopo aver vinto un concorso. Da qui, le dimissioni dal ruolo di medico di medicina generale.
«Sappiamo bene che per un professionista di alto livello, come può essere un dottore o un medico, svolgere la professione nelle aree montane non è ben visto. Lo dico in generale, non nel caso specifico del dottor Iadevaia: la normativa contrattuale a livello nazionale è molto più agevolata per chi opera in città in un solo ambulatorio. In montagna la situazione è ben diversa: i pazienti da seguire sono distribuiti in aree molto più vaste e la mole di lavoro è più alta, così come gli spostamenti necessaria. Di questa dinamica ne siamo consapevoli, ma non è comunque giusto però che migliaia di persone non abbiano assistenza medica o pediatrica come sta accadendo adesso».
In passato nemmeno incentivi economici hanno invogliato professionisti o dottori ad operare in montagna a lungo termine: evidentemente le condizioni contrattuali sono sempre state estremamente migliori per chi sceglieva di operare in città.
«Sappiamo bene – prosegue Marmo – che sono in corso dei cambiamenti importanti, che si manifestano in una riscoperta anche abitativa dei territori montani. Piano piano sta cambiando il paradigma che per decenni ha avvantaggiato la città, ma cambiamenti di questo genere sono lenti e necessitano non di mesi ma di anni, se non di un decennio. Per correggere questa situazione nell'immediato io non mi posso che appellare al senso di responsabilità dei professionisti come medici o infermieri, ma la stessa dinamica in alcune aree montane l'abbiamo vista anche con insegnanti presidi scolastici. La forza di un territorio passa anche dalla presenza o meno di queste figure professionali».
Un altro correttivo potrebbe arrivare dalle risorse del Pnrr, che secondo i piani del Governo saranno anche utilizzati per aumentare il numero dei professionisti della sanità, da anni in grave mancanza di organico su tutto il territorio nazionale. Basti pensare che, secondo le stime, in Toscana mancano circa 250 medici e che nella sola provincia di Pistoia quest’anno dovrebbero andare in pensione almeno 12 dottori, lasciando scoperti qualcosa come 12mila pazienti. Una situazione complicata per gli operatori sanitari evidente anche durante i mesi bui di pandemia.
«Dobbiamo considerare che tutto il sistema sanitario stia soffrendo – precisa Marmo – ma se in città si soffre ma i servizi sanitari e dottori ci sono ancora, noi qui sul territorio montano ci troviamo praticamente a zero e non credo sia corretto. La speranza è che il Pnrr immetta nuove assunzioni e più professionisti, così da poter coprire agevolmente quei territori più complessi da coprire come il nostro della montagna».
Ma prima di allora come dare agli abitanti delle aree montane assistenza sanitaria di base?
«Lo ripeto, ci appelliamo al senso di responsabilità, non possiamo fare altro. Ho proposto la possibilità a medici di medicina generali e pediatri di venire a turno nei territori montani, per assicurare comunque l'accesso alla sanità anche in queste aree. Nel caso dell'area pistoiese, parleremo di una quindicina di professionisti che vengono, a turno, in montagna una volta a settimana circa. Non è chiaramente la soluzione ideale ma è un primo compromesso».
Ad oggi, però, non ci risultano ancora prese decisioni. E la montagna pistoiese continua a rimanere senza medici e pediatri.
Leggi anche:
Via il dottore dalla montagna: così si mette in crisi un territorio
Pediatra a Sambuca Pistoiese, difficoltà, dimissioni e possibili soluzioni
Il caso della pediatra alla Sambuca Pistoiese evidenzia che esiste un "Questione Rurale"
- Dettagli
- Di Francesco Storai
- Categoria: Le Interviste di MetropoliRurali
«Il bonus Terme va bene, anzi, benissimo: ma a Porretta la partita che ci giochiamo per rilanciare tutto il settore è ben più grossa».
Lo spiega il sindaco del comune di Alto Reno Terme Giuseppe Nanni, a poche settimana dal via del bonus governativo che permetterà ai cittadini di richiedere il contributo per i servizi termali a partire dall'8 novembre 2021, fino a un massimo di 200 euro ciascuno.
Il contributo sarà richiedibile online, dove sarà anche possibile consultare l’elenco degli stabilimenti termali accreditati che verrà pubblicato e aggiornato nelle sezioni dedicate presenti nei Ministero della Salute.
«I bonus di questo tipo, lo abbiamo visto, funzionano – precisa Nanni –. Penso al bonus vacanze, al bonus dell'edilizia... in questa fase le persone hanno bisogno di incentivi e siamo contenti che il governo abbia pensato anche a questo comparto, così danneggiato dal Covid. Tuttavia, a Porretta, vogliamo e dobbiamo fare di più: serve un rilancio completo di tutto il comparto termale. Personalmente credo che siamo sulla buona strada e me le auguro non solo per la città che amministro ma anche per tutta la montagna emiliana, comprese le zone vicine della provincia di Pistoia».
La storia delle Terme di Porretta è quella di tanti altri centri termali sparsi in Italia: famosissime e frequentatissime nei tempi d'oro, fino a circa metà anni sessanta, per poi cadere piano piano in una spirale di declino, crisi, fallimenti. Adesso, però, l'intero settore termale di Porretta e della montagna pistoiese-bolognese potrebbe essere pronto a decollare, grazie alla volontà di un imprenditore che, per il momento, si è dimostrato molto più incline ai fatti che alle parole: il professore Monti, direttore scientifico del Gruppo Monti Salute Più .
«Dopo un periodo lungo e travagliato – prosegue il sindaco Nanni, le terme di Porretta ora sembrano sul punto di tornare in auge grazie ad un ambizioso progetto di rilancio. É vero, le terme sono già aperte, ci sono tuttora, ma si occupano solo della parte terapeutica che non muove turisti o troppe persone da fuori. La novità è che nel prossimo futuro, oltre alle attività sanitarie, ci sarà anche quella della cura del corpo, del wellness. Per me è un sogno che si avvera: questo progetto potrà finalmente far ripartire l'economia di tutto il territorio, non solo di Porretta. Per noi significa aumentare la ricettività degli alberghi e ne beneficeranno non solo quelli nel comune di Alto Reno, ma anche quelli di Pracchia, Sambuca Pistoiese e tutti gli altri che sono in Toscana vicino al confine. Potrebbero significare tanti posti di lavori in più rispetto a quelli attuali. Come amministrazione abbiamo cercato di facilitare il più possibile il lavoro del gruppo imprenditoriale: abbiamo dato il via libera alla costruzione in deroga nel sito delle terme nuove, con un aumento volume piuttosto limitato per consentire i necessari interventi edilizi. Siamo ottimisti».
Secondo i piani, il gruppo che fa capo al professore Monti provvederà ai lavori di ristrutturazione delle terme storiche di Porretta, rimettendo a nuovo lo storico hotel Castanea (chiuso ormai da anni) che successivamente verrà ceduto da Monti all'Inail (che è co-finanziatore dell'operazione). L'imprenditore e il suo gruppo lo avranno in gestione per 40 anni, pagando una percentuale annuale. Un progetto molto ambizioso che sembra basato su fondamenta piuttosto solide.
«Abbiamo chiesto all'Ausl di creare un grosso centro di diagnostica per richiamare la gente che oggi va in Toscana – ha raccontato il professor Monti in un'intervista a Repubblica –. Ma l'ambizione è creare un grande comprensorio che riguarda tutta la valle del Reno, collegando il “Villaggio della salute” (che si trova a Monterenzio, in provincia di Bologna, già di proprietà del gruppo Monti, n.d.A.) a questo comprensorio. Penso a una navetta transappenninica con una percorrenza giornaliera di 90 chilometri che unisca le due realtà».
Troppa grazia? Vedremo. Per ora il gruppo facente capo al prof. Monti ha creato posti di lavoro e strutture che hanno avuto successo. Vedremo se la sfida di Porretta confermerà il “magic touch” dell'imprenditore.
«Attendiamo – conclude il sindaco Nanni – di vedere il progetto esecutivo della ristrutturazione delle Terme. Sappiamo bene di quanto sia fondamentale questa partita per il rilancio della nostra economia che potrebbe tornare a 'tirare' grazie al settore termale come non ha più fatto da tanti, troppi anni».
Noi, e tutta l'area della montagna pistoiese e bolognese, seguiamo con forte interesse i prossimi sviluppi.