Dedicato a chi abita o vuole tornare a vivere in collina o in montagna
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Una pianta poliedrica, la santoreggia, che troviamo diffusa in pianura, montagna e anche negli orti domestici. Il nome richiama antiche creature dei boschi metà uomini e metà capre dal nome “Satiri”; altri studi, fanno invece derivare la sua etimologia dal latino saturare, ovvero saziare. La variante montana (altresì nota come “santoreggia invernale”) appartiene alla famiglia delle Labiatee ed è particolarmente nota per le sue proprietà terapeutiche ed aromatiche. Diffusa in maggioranza laddove le rocce si radunano, il suo aspetto assomiglia un poco ad un cespuglio fiorito: alta circa 50 cm, la santoreggia presenta foglie lanceolate di colore verde lucido e fiori molto piccoli di un piacevole color bianco.


Riconosciuta come pianta officinale, ha ottime proprietà digestive, antispasmodiche, antisettiche e stimolanti; perfetta come rimedio naturale contro il gonfiore e i problemi di flatulenza, oltre che per curare mal di gola e piccole ulcere alla bocca. I suoi impacchi sono particolarmente benefici per tonificare la pelle; se essiccata, è un potente e gustoso infuso da sorseggiare alla sera dopo cena.  Parlando di pasti, dunque, la santoreggia è molto utilizzata tra i fornelli grazie al suo aroma particolarmente pungente che molto ricorda il timo.


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Aggiunta a fine cottura (essiccata o fresca) questa erba poliedrica ha la capacità di rendere più digeribili i piatti pesanti, grazie al suo effetto rilassante attivo sullo stomaco. Molte ricette la vedono accompagnata ai fagioli: i suoi enzimi, infatti, paiono attivarsi particolarmente quando incontrano i legumi! Saporita, utile in campo erboristico, adatta per la preparazione di liquori e idonea ad accompagnare molti dei nostri piatti: è tutto, dunque? Affatto! Le sue radici sono un valido contributo nel tener lontane le tarme dai nostri vestiti; l’infuso, se frizionato sui capelli, aiuta a rinforzare le chiome e le foglie lasciate seccare, se usate come pediluvio, agiscono da deodorante e lozione anti-affaticamento!


Detta anche “erba d’amore”, si vocifera che la Santoreggia detenga inoltre proprietà afrodisiache. Secondo i romani (dei cui decotti andavano pazzi) essa era capace di risvegliare i “sensi intorpiditi” venendo dunque consumata dai potenti del tempo, così come dai soldati al ritorno dalla guerra. Non a caso, nel Medioevo la sua coltivazione era assolutamente vietata negli orti dei…monasteri! Una caratteristica, questa, che ad oggi non pare essere molto accreditata: rimane comunque valido il suo largo utilizzo come erba terapeutica. Per tutto il resto, che dire: provare per credere!


No alla leggerezza, si al supporto dei professionisti: Si raccomanda di consultarsi sempre in farmacia o erboristeria ed evitare il fai da te.

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