Più di ogni altra cosa, c'è stata una vignetta a spiegare bene più di ogni cosa la criticità del problema: un'isola deserta attorniata da piccole onde. All'orizzonte si stagliano due tsunami: uno di media grandezza (il Coronavirus) seguito da uno gigantesco (il cambiamento climatico). Ecco, la situazione è questa. La pandemia ha provocato un'emergenza sanitaria senza precedenti, concentrata nel giro di sette-otto mesi. I suoi effetti sono stati devastanti, anche perché -appunto- sono stati subiti dalla popolazione mondiale nel giro di poco tempo.
Il cambiamento climatico, però, è più subdolo ancora: non si manifesta allo stesso modo in tutto il mondo, non provoca così tanti morti in modo diretto, avviene a volte lontano dalle telecamere e dalle cronache. Però sta succedendo, ed è sotto gli occhi di tutti. In Italia lo vediamo per il progressivo scioglimento dei ghiacciai alpini, dall'aumento della violenza dei temporali specialmente sulle aree di pianura (dove sono aumentati anche i tornado, specialmente nelle aree Padane!) e del generale aumento di ondate di calore persistenti durante il periodo estivo. Un ciclo che pare, per il momento, irreversibile.
Ecco che, i mesi estivi nelle grande città si fanno e si faranno sempre più complicati in termini di caldo, di afa, di disagio fisico.
E in montagna? Ovviamente fa più fresco: in media, la temperatura cala di 0.6/1 C° ogni 100 metri di quota.
Ecco che, i mesi estivi nelle grande città si fanno e si faranno sempre più complicati in termini di caldo, di afa, di disagio fisico. E in montagna? Ovviamente fa più fresco: in media, la temperatura cala di 0.6/1 C° ogni 100 metri di quota. Con una semplice sottrazione, i 34C° afosi di massima di un capoluogo di provincia di pianura, equivalgono a circa 25/26C° di temperatura massima in un paese appenninico a circa 7-800 metri di quota. Ovviamente, non vogliamo semplificare troppo: ci sono molti fattori che influenzano la temperatura, ma la quota è uno dei più importanti.
Come si traduce tutto questo nella vita di ognuno di noi? In un maggiore benessere fisico e mentale durante tutto l'arco della giornata, in notti più riposanti e in un minore stress.
Un altro elemento è la cementificazione: provate a passare con l'auto a finestrini abbassati dentro un parcheggio e dentro un boschetto. Sentirete immediatamente la differenza a pelle. Laddove c'è poca cementificazione, come nelle zone appenniniche, la temperatura risulterà sempre meno estrema nel periodo estivo. Per non parlare, durante le notti estive in regime anticiclonico di bel tempo, della brezza di monte: un vento fresco che scende dai pendii verso valle per effetto della differenza di temperatura con la quota che accennavamo prima. Un vento apprezzabile anche in pianura, ma solo allo sbocco della vallate.
Nella “Metropoli Rurale dell'Alto Reno”, dove troviamo il clima migliore? Ovunque, sopra gli 800 metri di quota. Ma sono estremamente fresche anche le aree di Maresca e Campo Tizzoro, quelle di Pracchia e Ponte Venturina (che beneficia di una ventilazione costante grazie alla presenza del fiume Reno). Come si traduce tutto questo nella vita di ognuno di noi? In un maggiore benessere fisico e mentale durante tutto l'arco della giornata, in notti più riposanti e in un minore stress. Tutto quanto, badate bene, senza aria condizionata!